25 aprile

Il 25 aprile si celebra in Italia la liberazione dal giogo nazifascista. Il modo più rapido per far tramontare il senso di questo importantissimo momento collettivo è contaminarlo con altri episodi della storia, magari anche tragici, che tuttavia non c’entrano assolutamente nulla.
In tal modo si perde il significato dell’appuntamento e gradualmente il 25 aprile diventa, soprattutto nella testa dei meno informati, una sorta di solennità dedicata alle vittime delle ingiustizie tout court.
In quest’ottica si colloca anche la balzana idea di andare ai cortei del 25 aprile con la bandiera dei palestinesi, cosa che tra l’altro a Roma ha rischiato di provocare un mini-tafferuglio.
Dovrebbe essere chiaro a chiunque che la Resistenza al nazifascismo non ha nulla a che spartire con la lotta dei palestinesi contro la politica sia pur indecente dei governi israeliani. E’ evidente che anche lì c’è una sofferenza che origina perlomeno da sessant’anni, ma allora tanto varrebbe portare in piazza nello stesso giorno la causa del popolo curdo, di quello armeno e già che ci siamo anche dei tibetani, dei tutsi o meglio ancora dei nativi dell’Amazzonia, il cui genocidio si consuma nell’indifferenza del mondo nello stesso identico modo toccato ai loro fratelli nordamericani nel XIX secolo.
Portando in piazza la bandiera palestinese si intende trasformare il 25 aprile in una generica celebrazione di tutti i popoli oppressi? Oppure si vuole insinuare che il rapporto tra Israele e palestinesi è paragonabile a quello tra nazisti ed ebrei? Insomma è una cosa fatta in buonafede oppure è una vergognosa provocazione?
Se per alcuni il 25 aprile è una ricorrenza così remota da avvertire l’impulso di arricchirla con drammi più recenti, o se per altri è solo l’occasione per espettorare la propria idiosincrasia cattoborghese contro gli ebrei, forse costoro farebbero bene a starsene a casa, perchè questa davvero non sarà mai la loro giornata.

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